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La Società della Paralisi EP

by La Società della Paralisi

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1.
Un tempo, noi eravamo un popolo di mare Gente che mirava al sodo negli affari E che capiva se una cosa era vera, falsa O semplicemente una stronzata Non lo temevamo, il mare Solo, lo rispettavamo Il porto di Genova brulicava di odori di tutto il mondo E la gente lo riteneva fisiologico Un tempo Quando non si era distratti Dalla coltre vischiosa Di ignoranza barbara da Social Network A volte Penso che molti libri di storia Sarebbero stati usati meglio Se dati in testa a qualcuno E allora basta scrivere, urlare, gridare Pensare che l’altro sia mio nemico Il barcone che porti, Caronte digitale, Da una riva all’altra del Mediterraneo Ci racchiude tutti nella tempesta E non serve gettare il compagno in acqua Io non voglio aver vicini, né vicini, né lontani Comunque non ti avvicinare, da quanto tempo non ti lavi? E non provare a sgarrare, la tua pena non è individuale Se tu sbagli, brutto negro, la tua colpa ricadrà Su tutto il tuo continente Non mi importa se il mio vicino, nato a Lavagna è un mafioso O se il parroco in qualche parrocchia si scopa i bambini dopo la messa O se il padrone della mia fabbrica ha conti a Panama e alle Bahamas O se il governo per l’ennesima volta approva un condono in zona sismica Mi importa solo che te ne vai, torna indietro come vuoi Non mi chiedere perché, che affoghino tutti quelli come te! E allora basta scrivere, urlare, gridare Pensare che l’altro sia mio nemico Il barcone che porti, Caronte digitale, Da una riva all’altra del Mediterraneo Ci racchiude tutti nella tempesta E non serve gettare il compagno in acqua No non serve gettare il compagno in acqua No non serve gettare il compagno in acqua
2.
Se dormi Non pensi Forse è per questo Che i tranquillanti Sono in offerta Nel grande discount Della provincia italiana Mi chiedi perché Parlo sempre di questo Be’ non sono nato A Camden Town Nel ’77 Sono nato In provincia di Genova Nel ’97 Parlo di quello che vedo E in quello che vedo C’è un mare di merda! Ve l’avevo detto che andava a finire così Fra una serata in un carruggio vuoto E l’oscurantismo dei neocatecumenali Fra un bagno nella Baia Ed una piazza di spaccio Fra un desolato 25 aprile Ed una troppo affollata palestra Fra una Tennent’s di troppo E un bar in centro ormai chiuso Dove finiranno i nostri sogni? Dove? Dove? Dove finiranno i nostri sogni? Dove? Dove? Dove finiranno i nostri sogni? Dove? Dove? Dove finiranno i nostri sogni? Dove? Dove?
3.
Animali! 02:53
“Vivi e fai morire!” Ti addormenta la coscienza Nella provincia rispettabile Del tuo tranquillo nord-est Cosa hai fatto al tuo cuore Col tuo perbenismo odioso? Come puoi massacrare La tua stessa umanità? Continua pure brutto animale Coi tuoi muri a difesa Del tuo essere una nullità In mezzo a un branco di nullità Io non posso rispettare L’opinione dei senza cuore Di chi vegeta nell’ignavia E nel lusso provinciale E che vuole garantire Con la sua smania di controllare Che i figli possano continuare A spacciare in santa pace E non puoi dirlo ma lo ammetti Che il femminicidio può anche andare Solo se compiuto da Italiano Possibilmente militare Ma se la tua donna porta il velo Sei sicuro da bruciare!
4.
Flashback 04:34
Quando piano esci dalla porta vorrei che il tempo si fermasse intorno a noi Come un gioco come un film Sul tuo sorriso che non chiede mai un perché Poi in questa foresta di maschere immobili prenderti con me al posto di un’idea Coi tuoi però di fragilità vederti scioglier le catene dell’età E pensare che ero malato grave pensare a te nel buio solo e lottare per non ricadere mai e non permetterti di andare a fondo E quando eravamo forti da non essere più umani penseremo alla nostra morte come un osso che si getta ai cani
5.
E’ la società della paralisi Quella in cui ti trovi a piangere da solo Perché è troppo che non scendi in strada O forse è troppo che non ridi davvero Quella in cui non puoi credere ai tuoi sogni Perché sai benissimo che il futuro è peggiore Quella in cui vorresti cambiare le cose Vorresti ribellarti, andare a protestare Ma ti trovi da solo, abbandonato da tutti Costretto a convivere con dei morti viventi Incantati davanti a schermi tutti uguali Che credono al Dio Web e si indignano Per cazzate e comunque non agiscono Vegetano nella loro finzione La vita è un reality senza eliminazione Se non quella che arriverà definitiva A spezzare le vostre vite alla deriva E’ la società della paralisi Dove non esistono più idee Dove non si crede a ideologie e perciò Non si crede più in un mondo migliore Dove, invece, totali sprovveduti Eccitano la gente come video pornografici Nei quali sempre chi mostra Di avercelo più duro vince e poi si crede Dio E con assurda sfacciataggine sputa sulla democrazia Dove la gente non ne vuol sapere Di informarsi, impegnarsi, andare a votare Preferisce starsene col culo sul divano O sdraiata su un asciugamano Mentre chi comanda brinda Col calice mezzo pieno dell’astensione E festeggia una nuova conquista Di indipendenza rispetto allo stato sociale E’ la società della paralisi Dove pseudo-fascisti aizzano coglioni patentati a cacciare Derelitti disperati dai loro suv E dalle loro ville a schiera Dove nessuno prova più pietà E per emendarsi dalla colpa Taccia di buonismo i pochi rimasti A sperare in uguaglianza e giustizia E’ la società della paralisi Quella in cui si uccidono i picchetti Degli scioperi, rimanendo impuniti E nessuno si muove, si pronuncia E il potere dei padroni è senza confini Come l’impunità delle forze dell’ordine Che imperversano contro gli inermi Protetti da politica e dalla giustizia Boia in divisa senza vergogna!

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released May 1, 2017

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La Società della Paralisi Sestri Levante, Italy

Il progetto La Società della Paralisi nasce nel settembre 2016 dalle ceneri dei Cheshire Cats. Dopo alcuni mesi di lavoro febbrile la band registra al Circolo Randal il suo primo EP.
La band appartiene dalla sua nascita al collettivo musicale NoPanic di Sestri Levante.
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