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Il Barcone di Caronte
05:59
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Un tempo, noi eravamo un popolo di mare
Gente che mirava al sodo negli affari
E che capiva se una cosa era vera, falsa
O semplicemente una stronzata
Non lo temevamo, il mare
Solo, lo rispettavamo
Il porto di Genova brulicava di odori di tutto il mondo
E la gente lo riteneva fisiologico
Un tempo
Quando non si era distratti
Dalla coltre vischiosa
Di ignoranza barbara da Social Network
A volte
Penso che molti libri di storia
Sarebbero stati usati meglio
Se dati in testa a qualcuno
E allora basta scrivere, urlare, gridare
Pensare che l’altro sia mio nemico
Il barcone che porti, Caronte digitale,
Da una riva all’altra del Mediterraneo
Ci racchiude tutti nella tempesta
E non serve gettare il compagno in acqua
Io non voglio aver vicini, né vicini, né lontani
Comunque non ti avvicinare, da quanto tempo non ti lavi?
E non provare a sgarrare, la tua pena non è individuale
Se tu sbagli, brutto negro, la tua colpa ricadrà
Su tutto il tuo continente
Non mi importa se il mio vicino, nato a Lavagna è un mafioso
O se il parroco in qualche parrocchia si scopa i bambini dopo la messa
O se il padrone della mia fabbrica ha conti a Panama e alle Bahamas
O se il governo per l’ennesima volta approva un condono in zona sismica
Mi importa solo che te ne vai, torna indietro come vuoi
Non mi chiedere perché, che affoghino tutti quelli come te!
E allora basta scrivere, urlare, gridare
Pensare che l’altro sia mio nemico
Il barcone che porti, Caronte digitale,
Da una riva all’altra del Mediterraneo
Ci racchiude tutti nella tempesta
E non serve gettare il compagno in acqua
No non serve gettare il compagno in acqua
No non serve gettare il compagno in acqua
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2. |
Il Grande Discount
03:10
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Se dormi
Non pensi
Forse è per questo
Che i tranquillanti
Sono in offerta
Nel grande discount
Della provincia italiana
Mi chiedi perché
Parlo sempre di questo
Be’ non sono nato
A Camden Town
Nel ’77
Sono nato
In provincia di Genova
Nel ’97
Parlo di quello che vedo
E in quello che vedo
C’è un mare di merda!
Ve l’avevo detto che andava a finire così
Fra una serata in un carruggio vuoto
E l’oscurantismo dei neocatecumenali
Fra un bagno nella Baia
Ed una piazza di spaccio
Fra un desolato 25 aprile
Ed una troppo affollata palestra
Fra una Tennent’s di troppo
E un bar in centro ormai chiuso
Dove finiranno i nostri sogni?
Dove? Dove?
Dove finiranno i nostri sogni?
Dove? Dove?
Dove finiranno i nostri sogni?
Dove? Dove?
Dove finiranno i nostri sogni?
Dove? Dove?
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3. |
Animali!
02:53
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“Vivi e fai morire!”
Ti addormenta la coscienza
Nella provincia rispettabile
Del tuo tranquillo nord-est
Cosa hai fatto al tuo cuore
Col tuo perbenismo odioso?
Come puoi massacrare
La tua stessa umanità?
Continua pure brutto animale
Coi tuoi muri a difesa
Del tuo essere una nullità
In mezzo a un branco di nullità
Io non posso rispettare
L’opinione dei senza cuore
Di chi vegeta nell’ignavia
E nel lusso provinciale
E che vuole garantire
Con la sua smania di controllare
Che i figli possano continuare
A spacciare in santa pace
E non puoi dirlo ma lo ammetti
Che il femminicidio può anche andare
Solo se compiuto da Italiano
Possibilmente militare
Ma se la tua donna porta il velo
Sei sicuro da bruciare!
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4. |
Flashback
04:34
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Quando piano
esci dalla porta
vorrei che il tempo si fermasse
intorno a noi
Come un gioco
come un film
Sul tuo sorriso che non chiede
mai un perché
Poi in questa foresta
di maschere immobili
prenderti con me
al posto di un’idea
Coi tuoi però
di fragilità
vederti scioglier le catene
dell’età
E pensare che ero malato grave
pensare a te nel buio solo
e lottare per non ricadere mai
e non permetterti di andare a fondo
E quando eravamo forti
da non essere più umani
penseremo alla nostra morte
come un osso che si getta ai cani
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5. |
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E’ la società della paralisi
Quella in cui ti trovi a piangere da solo
Perché è troppo che non scendi in strada
O forse è troppo che non ridi davvero
Quella in cui non puoi credere ai tuoi sogni
Perché sai benissimo che il futuro è peggiore
Quella in cui vorresti cambiare le cose
Vorresti ribellarti, andare a protestare
Ma ti trovi da solo, abbandonato da tutti
Costretto a convivere con dei morti viventi
Incantati davanti a schermi tutti uguali
Che credono al Dio Web e si indignano
Per cazzate e comunque non agiscono
Vegetano nella loro finzione
La vita è un reality senza eliminazione
Se non quella che arriverà definitiva
A spezzare le vostre vite alla deriva
E’ la società della paralisi
Dove non esistono più idee
Dove non si crede a ideologie e perciò
Non si crede più in un mondo migliore
Dove, invece, totali sprovveduti
Eccitano la gente come video pornografici
Nei quali sempre chi mostra
Di avercelo più duro vince e poi si crede Dio
E con assurda sfacciataggine sputa sulla democrazia
Dove la gente non ne vuol sapere
Di informarsi, impegnarsi, andare a votare
Preferisce starsene col culo sul divano
O sdraiata su un asciugamano
Mentre chi comanda brinda
Col calice mezzo pieno dell’astensione
E festeggia una nuova conquista
Di indipendenza rispetto allo stato sociale
E’ la società della paralisi
Dove pseudo-fascisti aizzano
coglioni patentati a cacciare
Derelitti disperati dai loro suv
E dalle loro ville a schiera
Dove nessuno prova più pietà
E per emendarsi dalla colpa
Taccia di buonismo i pochi rimasti
A sperare in uguaglianza e giustizia
E’ la società della paralisi
Quella in cui si uccidono i picchetti
Degli scioperi, rimanendo impuniti
E nessuno si muove, si pronuncia
E il potere dei padroni è senza confini
Come l’impunità delle forze dell’ordine
Che imperversano contro gli inermi
Protetti da politica e dalla giustizia
Boia in divisa senza vergogna!
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La Società della Paralisi Sestri Levante, Italy
Il progetto La Società della Paralisi nasce nel settembre 2016 dalle ceneri dei Cheshire Cats. Dopo alcuni mesi di lavoro
febbrile la band registra al Circolo Randal il suo primo EP.
La band appartiene dalla sua nascita al collettivo musicale NoPanic di Sestri Levante.
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